Il Monte Deifico era in fiamme. Gulley Jedd guardava dal ponte della sua galea da pesca l’immensa silhouette della montagna degli Dei, dipinta di fiamme di smeraldo. Le serie di nuvole sopra l’edificio vorticavano e correvano intorno come un branco di anguille. Era l’immaginazione di Jedd, o poteva vedere delle forme muoversi all’interno dei cieli in tempesta? I denti di Sigmar, avrebbe potuto giurare sembrassero quasi umani.

“La morte ci sta guardano dall’alto, Capitano” disse il vecchio Kobb, il nostromo con un occhio solo picchiettava nervosamente la sua falsa mano d’avorio sulla murata mentre osservava l’inquietante vista. “Per gli occhi di Morrda, non ho mai visto nulla del genere”

Questo non attenuò per niente l’umore inquieto della ciurma della Jolly Lady. Nessuno tra loro aveva navigato la grande distesa del lago Lethis tanto a lungo quanto Kobb. Jedd aveva sempre pensato che non ci fosse nulla in grado di incutere paura in quell’uomo. Aveva vissuto durante la Piaga della BIle Nera, e portava le lesione butterate per provarlo. Aveva perso due figli durante la Stagione delle Streghe, e aveva combattuto nelle guerre di confine contro Pater Blackteeth e i suoi morti viventi. Nessuno conosceva i presagi di lui, né poteva leggere il vento di Stygxxian più chiaramente.

Proprio adesso Kobb sembrava un bambino intimorito a bordo di una nave per la prima volta.

“Smettetela di stare a bocca aperta e tirate dentro quelle reti.” Ringhiò Jedd, cercando di mettere un po di autorità nella sua voce. “Abbiamo catturato abbastanza bledrig per oggi”

Non era vero, in realtà, ma non riusciva a scrollarsi di dosso questa cupa sensazione di inquietudine, e non pescavi nelle acquue del lago Lethis a lungo quanto Jedd senza imparare ad ascoltare i tuoi istinti. Non appena il capitano si girò per andare nella sua cabina, sentì il suono di urla distanti dividere l’aria. Corse verso la murata e guardò la superficie nero pece del grande lago.

Qualcosa di immenso stava correndo sulla superficie, dirigendosi verso di loro. All’inizio la prese per una grande onda, e quel pensiero era abbastanza spaventoso perché quelle acque erano famose per la loro calma innaturale. Forse, allora, si trattava di un enorme skullcoiler che emergeva dalle profondità, un migliaio di piedi di ossa e squame in putrefazione, denti lunghi quanto i remi della Jolly Lady. Ma no. L’acqua splendeva come le fiamme di smeraldo in cima al Monte Deifico. Una sfera di ghiaccio si formò nello stomaco di Jedd, e del sudore freddo iniziò a scivolargli sulla schiena.

“Gettate le reti” disse “e tutte le mani ai remi!”

Mentre l’onda si muoveva in avanti, prendeva altre navi da pesca e le sputava capovolgendole sulla prua, rovesciando piccole figure urlanti nella nera acqua notturna. questi sfortunati marinai erano morti di sicuro, ma anche se per un qualche miracolo fossero sopravvissuti, erano comunque persi; queste oscure acque erano state toccate da un’antica magia, che divorava i ricordi e lacerava la mente degli uomini pezzo per pezzo.

La massa in movimento urlava sempre più vicina, e Jedd alla fine vide il suo vero orrore.

Questa non era un’onda di prua che annunciava un mostro dalle profondità. Non era proprio un’onda. Era una massa di vorticosi spiriti, grande quanto il muro del porto dello stesso Lethis, ed era formato da migliaia su migliaia di contorte forme incorporee. Facce a forma di teschi sorridenti e avidi artigli si allungavano fuori dalla grande massa, urlando con furia inaudita. L’aria era diventata fredda pungente, e la brina si formava sullo scafo in legno nero della Jolly Lady.

“I morti!” iniziarono le urla, eccheggiate da una ventina di uomini sul lago spaventati “arrivano i morti! Morrda ci protegga!”

A mezza lega di distanza e in rapido avvicinamento, il muro della morte passò oltre un brigantino grande il doppio della nave di Jedd, sollevò la prua e frantumò l’albero maestro in schegge, e sbatté giù il pesante vascello in uno spruzzo esplosivo di acqua.

“Portaci via, Halder!” e poteva sentire il tremito nelle sue stesse parole.

Gli occhi sbarrati e vitrei come un pesce luna, la timoniera tirò il perno di sterzo. Con dolorosa lentezza, la galea da pesca iniziò a girare, ma era già troppo tardi, Jedd lo sapeva. Le mura del porto non erano altro che un puntino distante nell’orizzonte, e quale protezione poteva comunque offrire un tale rifugio contro un simile orrore?

Strinse la collana con la penna di corvo sulla sua gola, e pregò Morrda per un miracolo che sapeva non sarebbe giunto. L’onda di spiriti era così vasta che aveva coperto la luce lunare e avvolgeva tutto nel suo bagliore verdastro.

Ci fu una fragorosa esplosione, e la Jolly Lady oscillò, mandando il capitano disteso sul ponte. Alzò lo sguardo e vide una forma scintillante saltare oltre la galea da pesca, le iridescenti squame brillavano. Si muoveva troppo veloce per seguirla con lo sguardo, ma ebbe l’impressione di una forma vagamente aquilina, con code strascicanti da anguilla mentre si gettava nuovamente nell’acqua e si muoveva verso il muro di spiriti. Jedd si alzò, e fu quasi colpito in pieno in faccia da un’altra massa strisciante. Si abbassò, le mani alzate sopra la testa, e sentì le raffiche di vento e gli schizzi d’acqua gelida mentre altre forme serpentine sfrecciavano sopra la Jolly Lady.

Strisciando sulle mani e sulle ginocchia sulla galea, osò alzare la testa abbastanza per sbirciare oltre la ringhiera di legno. Bestie delle profondità erano sfociate dalla superficie del lago Lethis, e ora correvano verso la tempesta di spettri in avvicinamento - non sull’acqua, come vide, ma sopra di essa, come se fossero tenuti in alto da mani invisibili. Centinaia di loro convergevano in una potente punta di lancia, e altri di loro spuntavano dalla superficie del lago Lethis in geyser improvvisi ed esplosivi.

“Dio fa che siano buoni” mormorò il vecchio Kobb, facendo il segno della cometa con le mani tremolanti.

Ognuna delle anguille portava un cavaliere sul proprio dorso; agili e muscolosi guerrieri che indossavano armature a piastre increspate ed elmi luccicanti dotati di creste. Ognuno portava una lancia che crepitava di fulmini. La bestia aquilina che Jedd aveva visto all’inizio caricò alla testa della formazione, e portava il guerriero più magnifico di tutti, regale e terribile allo stesso tempo. Il suo mantello era una cascata luccicante di blu iridescente, la sua armatura splendeva come il sole brillando sull’acqua immobile. Jedd provò una strana sensazione mentre osservava quella stupefacente vista; sentiva la sua testa nuotare, come se si fosse scolato 100 yard di moonale. attraverso la torpida aria pesante della sua visione, il tempo sembrava rallentare. Era come se fosse stato preso in uno stato di stordimento, nella stretta di un qualche orrore risvegliato, gli era impossibile distogliere gli occhi.

Mentre il re delle profondità alzava il suo falcione in alto e si gettava nella tempesta dei morti, gli spiriti si divisero come un’onda infranta. Accecanti archi di fulmini fecero esplodere dozzine di fantasmi in una pioggia di materia spettrale. I cavalieri sulle anguille lo seguivano appena dietro, affondando le loro lance nella massa di spiriti, le loro cavalcature li azzannavano con le mascelle piene di denti affilati per lacerare e fare a pezzi i nemici senza forma.

L’onda dei morti si increspò, e una grande armata di cavalieri fantasma comparve dalla massa luminescente e caricò i guerrieri crestati, le loro cavalcature senza carne lasciavano una scia di fiamme mentre li attaccavano con falci verdeggianti. Molti cavalieri sulle anguille vennero fatti a pezzi dalle loro cavalcature, cadendo nelle nere profondità sottostanti.

Per un momento, Gulley Jeed pensò che a lui e ai suoi compagni era stata garantita la salvezza da quegli strani cavalieri dalle profondità, e che avrebbero potuto per qualche miracolo fuggire da quella battaglia da incubo. Poi sentì il suono fragoroso di legno che si spezza, e il ponte della Jolly Lady salì in aria in modo quasi verticale, mandando lui e la sua ciurma a ruzzolare nell’aria vuota. Jedd riuscì in qualche modo ad afferrare il cavo guida più vicino, e penzolava lì indifeso, le gambe si agitavano contro il ponte scivoloso. Gli altri non furono così fortunati.

Vide Kobb scagliato a testa in giù, per schiantarsi con una forza tale da spaccargli le ossa sull’albero di trinchetto. Altre figure urlanti rotolarono oltre di lui, cercando inutilmente un appiglio prima di cadere nella gelida acqua del lago.

Qualcosa di enorme e oscuro si fece strada attraverso lo scafo della galea - un leviatano immenso e provvisto di guscio, increspato e sfregiato, e ricoperto di alghe viscide e maleodoranti. Portava sulla sua schiena un palanchino di lucido corallo, e un magro cavaliere stava forte in piedi sulla testa della bestia; un elfo, vide Jedd, con la pelle così pallida che sembrava traslucida. L’elfo afferrò una catena inserita nella pelle coriacea del leviatano, i muscoli sporgevano mentre guidava la sua carica.

La bestia del mare si impennò e si alzò in aria, distendendo gli arti larghi come un timone. Mentre la sua grande mole gli passava sopra, Jedd la guardò e incrociò gli occhi del suo padrone. Erano neri come la pece, e crudelmente indifferenti come quelli di un boneshark o di uno skullcoiler che stessero per catturare la preda. Guardando in quelle orbite vuote, Jedd provò una paura non meno profonda di quella che aveva provato quando i morti avevano attraversato il lago Lethis. Poi lo scafo della Jolly Lady andò in pezzi sotto le sue mani, e perse la presa e cadde nella vuota aria, urlando mentre la vitrea acqua si alzava per colpirlo in faccia. Ci fu il freddo, poi un dolore terribile, e poi nient’altro che il silenzio e l’oscurità.