Gli eroi esemplificano l’aspetto e l’estetica identitaria della loro fazione molto più di qualsiasi altra miniatura in campo, e quelli del Lumineth Realm-lords non fanno eccezione. Nella quarta parte della nostra Lowdown series, stiamo dando un’occhiata più da vicino ad alcuni degli eroi Lumineth che avete visto – come anche piccoli assaggi di alcuni che ancora non avete visto! – per parlare dei loro ruoli all’interno della società elfica e il significato dei dettagli sulle miniature. Cominciamo dal principio…

Archmage Teclis e Celennar, Spirit of Hysh

Niente in Warhammer Age of Sigmar incarna una fazione più della sua divinità.

In quanto una delle divinità elfiche gemelle di Hysh, Teclis rappresenta l’apice della conquista per un Lumineth. La cintura attorno alla sua vita rappresenta l’intero mandala runico del suo popolo, ma porta con sé anche le pietre runiche proprie di ciascuno dei quattro spiriti geomantici, a dimostrazione del fatto che padroneggia i loro insegnamenti.

La bestia leonina alata che accompagna Teclis è Celennar, la manifestazione vivente dello spirito lunare di Hysh. Tra le prime cose che noterete nel modello è il fatto che Teclis non cavalchi Celennar come un innesto. Al contrario di Alarielle the Everqueen, la quale troneggia sopra il suo serviente scarabeo wardroth, Teclis e Celennar sono compagni, divenuti inseparabili e legati l’uno all’altro. Questo è intrinseco alla relazione tra i Lumineth e gli spiriti geomantici – di reciproca fiducia e beneficio piuttosto che basata sulla dominazione.

Come molti modelli Lumineth, Teclis presenta delle nappe decorative che pendono dai bordi del mantello e un grande simbolo lunare a coronare l’elmo. Epitomo della cultura Lumineth appartenente alla fazione di Teclis, le mezzelune vengono associate all’ormai perita Lileath (e ora allo stesso Teclis) e sono un’immagine quasi onnipresente, come si può notare dalla sua raffigurazione su spada e bastone. Le gigantesche corna rivolte all’insù di Celennar ben si abbinano al copricapo di Teclis e numerose nappe sventolano dalle loro punte come anche dagli ornamenti al collo della creatura. Al centro di questo grande ornamento si trova il simbolo runico della luna – quello dello stesso Celennar.

La luce di Eltharion

Nel mondo-che-fu, Eltharion di Yvresse era la perfetta commistione tra combattente celestiale e mago. In quanto tale, lo spirito che rimase si pone come linea distintiva tra la metà marziale dei Tyrionic e quella illuminata dei Teclian all’interno della società Lumineth.

Ognuna delle due lame che maneggia è dedicata a una delle divinità gemelle. La spada più lunga ostenta una runa fiammeggiante che corre sulla sua lunghezza ed è accompagnata da un fodero abbinato con sopra la runa dello spirito del sole. Per contro, la spada corta e il suo fodero portano il marchio di Teclis. Persino le ginocchiere dell’armatura animata dal suo spirito mostrano i duplici simboli degli dei di Hysh.

Come il resto delle varietà di Lumineth, la Luce di Eltharion si erge in guardia, stoica. I Lumineth sono più simili a guerrieri zen, privi di emozioni dopo che le loro passioni vitali sono state risucchiate negli ornamenti di aetherquartz che indossano. Sono la quiete nella tempesta, con le loro vesti, tabarri e stendardi che svolazzano attorno a loro, offrendo alle miniature un senso di dinamismo. Date un’occhiata a tutta questa calma, per esempio…

Aspettate un attimo – è una runa della montagna quella in cima a quel bastone? Interessante…

Ehm… tornando alla Luce di Eltharion, è essenzialmente un’armatura vuota. L’ideatore della miniatura, Seb Perbet, ha considerato come il vento filtra attraverso gli spiragli della corazza e ha realizzato le vesti come sventolanti in prede a uno slancio selvaggio. Seb, che ha diretto il progetto di Lumineth ed è stato responsabile per la produzione dei primi fac-simile delle unità nel blocco, si è anche assicurato che il vento soffiasse nella stessa direzione per tutte le miniature per creare un effetto straordinario quando queste sono disposte per la battaglia. Forte, eh?

Guardate – c’è ancora un’altra runa della montagna…

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